“La tristezza gialla è la tristezza della sorpresa. È la tristezza di uova e sonnellini, delle piume di cigno, dei sacchetti profumati e delle salviette umide. È l’agrume della tristezza, e tutte le cose rotonde e intere e morenti come il sole possiedono questa tristezza, che è la tristezza delle prime cose; è la tristezza dell’esplosione e dell’espansione; un altoforno a Duluth che torreggia sul paesaggio notturno e si riflette sulle acque del Lake Superior, è una gioia superiore e una tristezza superiore, quella delle porte girevoli e dei tornelli, è la tristezza che confonde, del perenne e dell’evanescente, è la tristezza del giullare in ogni mazzo di carte, la tristezza di un poeta che indica un fiore e dice cos’è, quando il fiore è una viola; la tristezza gialla è l’affresco che il Mantegna dipinse sul soffitto del Castello di San Giorgio a Mantova nel quindicesimo secolo, quando alziamo lo sguardo e ci rendiamo conto che veniamo guardati dall’alto in basso, tra risate e allegria, è quel tipo di tristezza.”